L’Archivio è del Comune e va al Museo Archeologico

TERAMO – “L’archivio è sempre stato in seno al Comune e non vedo perché dovremmo cambiare adesso”: così il sindaco Brucchi sulla questione della nuova sede dell’Archivio centrale, sollevata alcuni giorni fa dal capogruppo dell’Idv in consiglio comunale, Siriano Cordoni. Sempre più vicina, insomma, la destinazione “naturale” del Museo archeologico. “Il museo – spiega la direttrice, Paola Di Felice – è il cuore del sistema dei civici musei, cioè un insieme di strutture che offrono servizi in termini di didattica, progettazione e ricerca. Accogliere l’Archivio, che non va confuso con l’Archivio di Stato, rientra perciò nella vocazione stessa di questo sistema. Vorremmo ricoverare tutti i documenti per digitalizzarli e metterli ondine, in modo da offrire un servizio innovativo al cittadino. In questo modo, peraltro, si tutelerebbe la nostra memoria storica. Non vogliamo sovrapporci alla Biblioteca “Delfico” o all’Archivio di Stato, ma chiediamo il rispetto delle competenze delle istituzioni culturali. Il patrimonio documentale del capoluogo deve restare nel sistema museale del Comune”. I materiali più antichi, quelli custoditi nell’Archivio storico, comprese pergamene millenarie (sono in tutto 214) ammontano a 4171 buste e 2115 registri, ma pare che l’eventuale “trasloco” (al momento tutto è in deposito al Cisia di Mosciano) non creerebbe particolari problemi di spazio e di organico: “Lo spazio c’è – prosegue la Di Felice – ed è nel secondo piano del nostro edificio. Ci sarebbe anche la possibilità di recuperare il sottotetto. Quanto al personale, ci sarebbe soltanto bisogno di un addetto adeguatamente formato. Io stessa, tra le mie specializzazioni, ho quella in Diplomatica e Archivistica”. Ma la direttrice ricorda anche che bisogna attendere l’esito dei progetti presentati: “Ne sono stati presentati due – specifica –, uno alla Regione Abruzzo e uno alla Fondazione Tercas. Il primo servirebbe per finanziare la fase di ricognizione di tutti i materiali, l’altro per digitalizzarli e favorire le possibilità di ricerca.